Noi interagiamo e prendiamo decisioni. Le più banali: siamo in auto e prendiamo una strada invece di un'altra. Le più profonde: con chi convivere, sposarci, avere figli. Tutte le nostre decisioni producono conseguenze su di noi e sulle persone che ci circondano. La conseguenza più semplice è che una strada può esser intasata oppure scorrevole; la conseguenza più complessa è una tendenza demografica, una società con più o meno matrimoni e più meno figli. Così le nostre decisioni si intrecciano con le decisioni degli altri, siano essi individui, oppure istituzioni, come le amministrazioni, i mercati, le autorità. Le conseguenze delle nostre scelte non sono sotto il nostro completo controllo, perché il risultato dipende dalle scelte degli altri. E allora: perché si compiono determinate scelte? Quale impatto hanno sulla nostra vita, sulla società? e a quali fenomeni danno luogo?

L'emergere nella società umana della cooperazione o della competizione è un tema dibattuto lungamente dalla filosofia. Il programma della teoria dei giochi è spiegare le due divergenti forze attraverso semplici interazioni individuali, in cui gli uomini compiono scelte che dal loro punto di vista sono razionali. Anche quando gli individui hanno interessi divergenti, ci sono contesti in cui è naturale attendersi l'emergere del coordinamento, come nel Gioco dell'Appuntamento, oppure l'emergere del conflitto, come nel Dilemma del Prigioniero o il gioco falco/colomba. Non sempre è facile prevedere i risultati delle interazioni tra soggetti. Quando il numero dei decisori cresce, tenere conto di tutte le possibili interazioni diventa impossibile senza l'ausilio di un calcolatore. Si ricorre quindi a simulazioni, cioè a veri e propri programmi computerizzati in cui si stabiliscono le regole delle interazioni, si definiscono i parametri a cui è soggetto il sistema e si osserva l'evoluzione nel tempo delle interazioni tra i soggetti.

La semplicità dei modelli di simulazione permette di creare vere e proprie società artificiali, attraverso le quali cerchiamo di spiegare la complessità delle società esistenti. Per esempio, negli anni '70, uno dei primi modelli di società artificiale si preoccupava della struttura urbana delle metropoli degli Stati Uniti. Si osservava come i quartieri si polarizzassero per razza od etnia, con zone prevalentemente nere o bianche, dando luogo al fenomeno alla separazione tra razze, se non addirittura alla segregazione. Grazie al suo modello, Thomas Shelling mostrò però che quartieri a prevalenza bianchi o neri si possono formare anche senza che gli individui siano segregazionisti, ma solo perché si sentono più a loro agio con vicino una piccola percentuale di individui a loro simili. Quando questo non succede, sono allora disposti a cambiare residenza, ma riprodotta su larga scala, questa innocua richiesta, produce i quartieri mono-etnici.